In questo periodo, negli Stati Uniti il livello di inflazione ha raggiunto il 9,7% un dato che ha superato le previsioni e che sta creando una forte preoccupazione nei mercati.
Un problema che riguarda anche l’Europa se consideriamo che, secondo quanto pubblicato dall’Eurostat, la quota di inflazione annua nell’area euro ha toccato l’8,1% nel mese di maggio.
Sebbene i motivi che hanno scatenato l’inflazione nei due continenti sono fondamentalmente diversi vediamo insieme quali conseguenze avrà nel tempo per investitori e risparmiatori il costante aumento dell’inflazione.
Quali sono le cause dell’aumento dell’inflazione oggi?
In questo periodo stiamo assistendo ad un continuo rincaro dei prezzi, il che porta il valore della nostra moneta a ridursi nel tempo e di conseguenza anche il potere di acquisto delle famiglie.
Normalmente le cause dell’inflazione sono legate ad un aumento globale della domanda, che a sua volta fa innalzare i prezzi.
Questo è un processo tipico delle economie in forte sviluppo.
Tuttavia, in questa inflazione le cause sono diverse, perché non derivano da una crescita economica che ha portato ad un aumento dei consumi, ma da una serie di fattori legati alla ripresa dell’economia nel periodo post Covid.
La pandemia globale ha portato infatti gran parte delle produzioni dei paesi colpiti ad arrestarsi, per poi ripartire sotto la spinta di una forte domanda e una crescente liquidità messa a disposizione dalle banche centrali, che hanno cercato di attenuare i danni provocati dal virus e far ripartire i consumi.
Naturalmente a queste cause si aggiunge l’attuale quadro geopolitico legato al conflitto in Ucraina e l’aumento dei beni energetici, questi due fattori, sebbene non siano alla base del problema, hanno contribuito ad aggravare l’attuale crescita dell’inflazione.
Perché assomiglia a quella degli anni ‘40
La situazione attuale è per certi versi paragonabile a quella verificatasi nel periodo del dopoguerra in America, più precisamente tra il ’46 e il ’48.
Anche in quegli anni il governo americano si trovò ad affrontare una produzione interrotta, una ripresa della domanda di beni da parte dei cittadini e una forte immissione di denaro da parte della Banca Centrale.
Questi fattori sono gli stessi che hanno caratterizzato le politiche economiche nel periodo post pandemia a livello globale.
Anche in questo caso, molte filiere produttive furono costrette a rallentare o a fermarsi completamente. Allo stesso modo, l’improvvisa immissione di liquidità nei mercati da parte delle banche centrali, come risposta alla pandemia, è paragonabile a quanto operato dalla Banca Centrale degli Stati Uniti negli anni ’40.
In quel periodo, la Fed aumentò la disponibilità di denaro in modo considerevole, con l’obiettivo di stimolare la ripresa, ma alla lunga questo finì con il destabilizzare l’equilibrio tra offerta e domanda, contribuendo ad aumentare l’inflazione.
Quali sono le conseguenze per investitori e risparmiatori?
Se i governi e le banche centrali non riusciranno a intervenire efficacemente, il rischio sul lungo periodo sarà che si formi una stagflazione, cioè un costante aumento dei prezzi in assenza di crescita economica.
L’impatto che questo scenario potrà avere sulle famiglie è una netta riduzione nel potere d’acquisto e un conseguente calo dei consumi, con ripercussioni nella vendita di beni e servizi da parte delle imprese.
In questo scenario, per investitori e risparmiatori, si dimostra ancora più importante puntare sulla diversificazione del portafoglio conoscendo gli strumenti che possano dargli valore proteggendolo dagli effetti inflattivi.
Per farlo, il modo migliore è quello di affidarsi ad una consulenza finanziaria indipendente, in grado di consigliarti sulle azioni più adeguate da intraprendere.
Come può aiutarti Framont in questo periodo storico?
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